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THE READER - A VOCE ALTA
(THE READER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 febbraio 2009
 
di Stephen Daldry, con Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross, Bruno Ganz, Lena Olin (Stati Uniti, 2008)
 

Nella cacofonia ideologica di un'epoca dove l'infallibilità papale riabilita un vescovo revisionista, un benevolo pastore di anime che sostiene come l'Olocausto sia ben lungi dall'aver provocato milioni di vittime, mentre le camere a gas servivano esclusivamente alla disinfezione, ecco che un gruppo americano di intellettuali ebrei sta accusando dello stesso delitto un film e il libro, che ha fatto epoca, dal quale è stato tratto. Il best-seller pubblicato nel 1995 di Bernhard Schlink, autore letterario e giurista di fama, A Voce Alta (Der Leser) (ed. Garzanti): romanzo ormai di culto per generazioni di lettori non solo germanici, riflessione tradotta in 40 lingue, lucida e poetica, sul tema della colpa e della responsabilità.


Certo, non era facile affrontare con le immagini la dolorosa elaborazione della tragedia, così come la vive il protagonista del film di Stephen Daldry (BILLY ELLIOTT, THE HOURS): scoprire, anni dopo, in occasione del processo ad alcune kapò di un lager nazista, che una di loro è la donna con la quale, da quindicenne alla sua prima e ignara esperienza, si è iniziato alla passione sessuale e amorosa.


Sfidando i rischi della semplificazione melodrammatica, della deriva sentimentale, aderendo al romanzo (forse un po' troppo, senza quell'aggiunta di mistero indispensabile al fotogramma), ma con grande misura e rispetto; un invito alla riflessione che nasce dagli ambienti asettici, grigi ed indifferenti nella loro funzionalità, di quegli anni della rinascita e degli eventuali ripensamenti, con soprattutto una direzione illuminata dei soliti grandi attori (la candidata all'Oscar e vincitrice dei Globes Kate Winslet, il sofferto Ralph Fiennes, il giovane David Kross, l'immancabilmente penetrante Bruno Ganz), Daldry conferisce tutta la dovuta intelligenza e una forte emozione alla sua pellicola. Anche se non può, o non riesce completamente a trascrivere tutta l'introspezione morale, la sensualità, la fatica dell'assunzione di una colpa mai vissuta, assai più intuibili fra i rinvii delle parole di un libro.


Interpretarne alla rovescia il senso significa però fingere di dimenticare il dettaglio determinante: Hanna Schmitz è illetterata. La bigliettaia dei tram, dal passato indecifrabile e dagli umori cangianti, insegna come fare l'amore al giovane rampollo della famiglia borghese e amabilmente distante. Ma, prima di ogni altra cosa, chiede alla studente di farle della lettura, di iniziarla alla conoscenza. La stessa conoscenza che perfezionerà nei vent'anni dell'espiazione in carcere, quando l'ex ragazzino divenuto giurista non potrà risolversi a rincontrarla; ma continuerà ad inviarle centinaia di cassette, grazie alle quali la donna imparerà a leggere ed a scrivere. Imparerà la facoltà faticosa del comprendere, quella le è mancata nel momento in cui si trattava di scegliere. Né Schlink né il film giustificano l'agire della sola fra le accusate che ammette la propria colpa; una colpa assunta non tanto per ciò che lei sa essere un impossibile ripensamento morale, ma per non dover confessare a chi la giudica il proprio analfabetismo.


Forse, l'identificazione nella star cinematografica potrà in parte indulgere all'errore lo spettatore, ma il tema vero del film non è di certo la scusante pietistica e non soltanto quello del ruolo determinante della cultura nell'evoluzione umana. Quanto l'interrogativo che è alla base del pensiero dell'autore: com'è possibile odiare un colpevole (un amante, un genitore, un insegnante) che si è a suo tempo amato e ricambiato? Com'è possibile per generazioni intere rinnegare i propri sentimenti, e quindi una sorta di corresponsabilità, e sostenere la propria ignoranza morale, nei confronti dell'evidente colpevolezza di qualcuno con il quale si è condiviso esistenza e formazione?


Per Hanna, l'analfabetismo nel quale è stata lasciata, la sua emarginazione sociale, economica e culturale diventano allora le concause (non la giustificazione, ma il tentativo di spiegazione) di una impossibilità di scegliere. Per Michael, invece, l'impossibilità è di conciliare l'amore con la repulsione, la parte razionale della mente con quella emotiva dei propri sentimenti, la colpa con una sua troppo comoda, postuma elaborazione. Temi forti ed epocali, che lo spettatore non potrà non condividere, di un film che merita grande rispetto. Per l'importanza di una riflessione che ci concerne tutti nella banalità ideologica del nostro momento. Per quanto Bernhard Schlink fa dire al suo protagonista: "Avrei dovuto additare Hanna, ma sarei stato egualmente l'oggetto di quello stesso dito. L'avevo amata; ma non l'avevo soltanto amata, l'avevo scelta".


   Il film in Internet (Google)

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